Capitolo 3

Poteva andar peggio,
avrebbe potuto piovere

Viaggi e Miraggi. La canzone di Francesco De Gregori mi frulla nella mente da qualche giorno, anzi da qualche settimana, da quando ho deciso di intraprendere questo esperimento e di coinvolgere Carlotta nell’avventura. Questa canzone la dedico a lei (si capisce che ero giovane a metà degli Anni 70?). Parla di pioggia e della necessità di partire sempre e comunque, di certi angoli del presente che fortunatamente diventeranno curve nella memoria. Prima di andare avanti, ve ne propongo qualche verso. Se penserete a questo viaggio inquadrandolo da questo punto di vista, ne scoprirete la vera essenza.

Dietro a un miraggio c’è sempre un miraggio da considerare,
Come del resto alla fine di un viaggio
C’è sempre un viaggio da ricominciare.
Bella ragazza, begli occhi e bel cuore,
Bello sguardo da incrociare,
Sarebbe bello una sera doverti riaccompagnare.
Accompagnarti per certi angoli del presente,
Che fortunatamente diventeranno curve nella memoria
Quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente,
Ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.
Perciò partiamo, partiamo che il tempo è tutto da bere,
E non guardiamo in faccia nessuno che nessuno ci guarderà.
Beviamo tutto, sentiamo il gusto del fondo del bicchiere
E partiamo, partiamo, non vedi che siamo partiti già?

Viaggi e Miraggi, dall’album Canzoni d’amore (1992) Francesco De Gregori

Ci abbiamo messo un po’ a memorizzare il nome Pescorocchiano, un paesino che fino al 1927 faceva parte della provincia dell’Aquila prima di cambiare capoluogo (Rieti) e regione (Lazio). Da ora in poi io e Carlotta non dimenticheremo più questo comune immerso nel verde dell’Appennino centrale tra val de’ Varri a Ovest e i monti del Cicolano a Nord, a pochi chilometri dal lago del Salto, dove ha scelto di vivere Raoul Bova. Soprattutto non scorderemo facilmente la disponibilità e la gentilezza dei suoi abitanti, Luciano e Dario e su tutti. Che Luciano, padre di Lorenzo da cui abbiamo affittato l’appartamento di Santa Lucia di Gioverotondo, fosse una persona speciale l’avevamo intuito già la sera del nostro arrivo, quando ci ha guidato con pazienza, in collegamento telefonico, lungo le bellissime strade che dall’uscita dell’autostrada di Valle del Salto si inerpicano per oltre 20 km prima di arrivare sul “cucuzzolo della montagna”. Dario l’abbiamo incrociato la prima volta più o meno a metà strada per chiedere conferma di un’indicazione poco chiara. In pochi chilometri, infatti ci sono ben due località Santa Lucia. Un incontro fortunato, destinato a risultare determinante due giorni più tardi.

Nel bellissimo appartamento di Lorenzo ci fermiamo poche ore, il tempo di un sonno ristoratore e di ricaricare la batteria dell’Energica. Il mattino seguente Luciano ci suggerisce due mete imperdibili: le grotte di Val de’ Varri e il lago del Salto dove Carlotta potrebbe divertirsi facendo wakeboard, cioè facendosi trascinare su una tavola da surf da un motoscafo. Pare sia una delle attrazioni turistiche più di moda quest’anno, tanto che è impossibile prenotare perché sono al completo sia giovedì, sia venerdì. Week end neppure da prendere il considerazione. Causa Covid gli ingressi sono contingentati.

Decidiamo così di visitare le Grotte prima di fare un giro in moto attorno al lago artificiale.
La sfiga però ci mette lo zampino e partendo dal parcheggio, deserto, dopo l’interessante e affascinante visita nel sottosuolo a 80 metri di profondità, casco come un salame praticamente da fermo, procurandomi un dolorosissimo stiramento alla coscia destra nel tentativo di sorreggere i 280 Kg e forse più della moto. Carlotta e il custode non riescono da soli a rialzare la EsseEsse9 e sono costretti a chiamare rinforzi. Risalgo a fatica in sella. La moto non ha danni, soltanto un piccolo graffio sull’estremità del manubrio, ma il giro del lago è meglio rimandarlo. Torniamo a Pescorocchiano e parcheggiamo davanti al bar dove la sera precedente abbiamo chiesto informazioni a Dario e i suoi amici. Voglio cercare un fisioterapista o un medico. Devo accontentarmi della farmacia. Acquisto delle garze medicate e prenderò, dopo cena, qualche antidolorifico che ho sempre con me per paura di un attacco di cervicale (l’ho già detto che sono anziano, quindi evitate commenti).

Dolorante mi trascino fino da Mimmo, il ristoratore più rinomato della zona. I funghi sono la sua specialità. Faccio riempire un sacchetto della spesa di ghiaccio e me lo lego attorno alla coscia con un tovagliolo. Mi ero stirato soltanto una volta giocando a pallone una decina di anni fa, stessa gamba ma la parte anteriore del muscolo, questa volta è quella dietro e il dolore arriva fino al ginocchio e al polpaccio. Meglio non pensarci e gustare le favolose tagliatelle in bianco coi funghi porcini e l’antipastino di ovoli crudi. Carlotta non ama i funghi e sceglie un altro menù. Non lo dice, ma si capisce che è preoccupata. Comunque ordina anche il dolce.
Dopo il caffè, ci aspettano dieci km di tornanti per ritornare da Luciano. Davanti al bar dove abbiamo parcheggiato ritroviamo Dario e dopo le consuete quattro chiacchiere di rito (tutti sono incuriositi dalla Energica e la maggioranza ne ignora perfino l’esistenza) racconto della mia disavventura e… cado di nuovo. Sempre da fermo, questa volta a sinistra. Altro stiramento. Adesso sì che sono messo bene. Riuscirei anche a guidare, ma ogni volta che mi fermo non riesco a reggere il peso della moto, che è anche un filo troppo alta per me.

Tutti si informano su dove siamo diretti e avvisano Luciano (qui si conoscono tutti). Si offre immediatamente di venirci a soccorrere. Lasciamo la moto nel cortile dell’agenzia di assicurazioni di Dario e torniamo a Santa Lucia in auto. Sono mortificato, non tanto per la figura da pirla, ma per Carlotta a cui sto rischiando di rovinare definitivamente la vacanza.
I programmi erano diversi, volevo godermi la compagnia della piccola di famiglia libero da qualsiasi stress. Sapevo fin dal principio che sarebbe stato difficile arrivare a Matera e Policoro come ci eravamo prefissati, ma ogni eventuale cambiamento sarebbe servito a dimostrare che qualsiasi difficoltà si può superare e che i fuori programma spesso nascondono un’opportunità inaspettata. Soprattutto non possono rovinarti la vita, se non lo consenti. Ne ho parlato con Carlotta. Serafica ha risposto: “Papà ti conosco, con te si sa sempre quando si parte, solo qualche volta quando si torna e quasi mai cosa succederà nel mezzo”.

L’adoro. Questo intoppo non ci voleva...

Il mattino seguente è ancora peggio. Le gambe sono ancora doloranti (non potrebbe essere altrimenti) e mi gira la testa. Luciano ci accompagna da Dario per riprendere la moto, ma non me la sento di guidare. Vado in farmacia a farmi misurare la pressione. Perfetta. Non capisco da cosa sia causato questo malessere. Anche Carlotta conviene non sia il caso di rischiare, meglio fermarsi per un giorno e sperare che passi. Luciano non può aiutarci perché arrivano altri ospiti. Qui entra in gioco Dario. Per una mattina intera si prodiga per trovarci un alloggio, trascurando il suo lavoro. Gli airbnb sono tutti pieni anche da queste parti non certo tra le mete turistiche più gettonate (miracoli del Covid). Alla ventesima telefonata, riesce a trovarci una stanza nell’albergo all’uscita dell’Autostrada. Io nel frattempo ho allertato un amico. Se la situazione non migliora il giorno seguente partirà da Punta Ala in auto con suo figlio per venirci a recuperare.
Dormiamo tutto il pomeriggio per scacciare la tensione accumulata. Non abbiamo neppure voglia di andare in piscina, l’unico lusso che il nostro Hotel offra. Una giornata da dimenticare e la serata è ancora peggio. C’è la finale di Europa League e l‘Inter prima mi illude, poi perde meritatamente.
Decisamente non è il mio giorno fortunato.

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